GENERAZIONI INFERMIERISTICHE A CONFRONTO IN AMBITO NEFROLOGICO:
uno studio trasversale
Lea Godino1, Elisa La Malfa2, Mattia Ricco3, Domenica Gazineo4.
1 Medical Genetics Unit, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Bologna, Italy;
2 Dipartimento di Medicina e Chirurgia, Università di Parma;
3 Department of Medical and Surgical Sciences, University of Bologna, Bologna, Italy;
4 Governo Clinico e Qualità, IRCCS Azienda Ospedaliero-Universitaria di Bologna, Bologna, Italy
INTRODUZIONE
Il concetto di generazione è stato introdotto da Mannheim (1952), secondo cui l’identità generazionale nasce da eventi storici condivisi. Strauss e Howe (1991) hanno ampliato tale visione definendo le generazioni come gruppi nati in intervalli di circa vent’anni, accomunati da esperienze formative che influenzano atteggiamenti professionali e stili di leadership (Stevanin et al., 2018). Tuttavia, la teoria generazionale è stata criticata per la vaghezza dei confini tra coorti e l’eccessiva generalizzazione (Gordon, 2017; Pew Research Center, 2019).
Altri autori, come Costanza et al. (2012), evidenziano che le differenze rilevanti emergono più tra individui in fasi di vita diverse che tra generazioni, suggerendo confronti tra pari età per evitare distorsioni interpretative (Pew Research Center, 2019; Strauss & Howe, 1991).
In Italia, l’innalzamento dell’età pensionabile ha aumentato la permanenza nel lavoro, specialmente nel settore sanitario, dove l’età media è di 50 anni (Ministero della Salute, 2021). Infermieri della Generazione X e dei Millennials, pur con lunga esperienza, sono superati numericamente dai Baby Boomers. Questa coesistenza solleva sfide nella trasmissione delle competenze, aggravate da differenze nei linguaggi, negli approcci lavorativi e nell’uso delle tecnologie.
La situazione è resa critica anche dalla carenza strutturale di personale: il numero di infermieri in Italia è inferiore del 25% rispetto alla media europea e i nuovi ingressi sono in calo dal 2014 (Commissione Europea, 2023). Attualmente, solo il 6,11% degli infermieri ha meno di 29 anni, mentre il 39% ha tra 50 e 59 anni. Si stima che 52.000 infermieri andranno in pensione entro il 2025 (Quotidiano Sanità), con un grave rischio di perdita di know-how e discontinuità assistenziale.
Nel contesto della nefrologia, ambito in cui l’assistenza richiede competenze altamente specialistiche, l’infermiere svolge un ruolo chiave nella gestione di pazienti con patologie renali, incluse dialisi, trapianto e cure conservative (Pegoraro et al., 2014). Le riforme del 1975, 1992 e 2001 (De Caro, 2019) hanno ridefinito il ruolo infermieristico, promuovendo formazione avanzata anche in ambito gestionale e didattico. Tuttavia, le differenze generazionali possono compromettere la coesione dei team, influenzando il benessere degli operatori e l’efficacia assistenziale.
OBIETTIVO
Questo studio si propone di valutare e confrontare le caratteristiche generazionali degli infermieri italiani operanti in ambito nefrologico con particolare attenzione alle dinamiche intergenerazionali e alle implicazioni sulla pratica clinica.
METODOLOGIA
Disegno dello studio
È stato condotto uno studio osservazionale trasversale tramite un questionario online.
Popolazione
Lo studio era rivolto a infermieri e infermiere italiani. I criteri di inclusione erano: età compresa tra 21 e 67 anni, iscrizione all’OPI (Ordine Professioni Infermieristiche) ed esercizio della professione sul territorio nazionale. Sono stati esclusi studenti e pensionati. La partecipazione era volontaria e subordinata al consenso informato.
Procedura e campionamento
Il reclutamento, avvenuto tra febbraio 2023 e febbraio 2024, è stato effettuato tramite mailing list della Società Infermieri Area Nefrologica (SIAN) e diffusione social (Facebook, Instagram), con invito a coinvolgere altri colleghi dell’ambito nefrologico.
Strumento
È stato utilizzato il Multidimensional Nursing Generations Questionnaire (MNGQ), questionario tradotto e validato in lingua italiana (Stevanin et al., 2018, 2019), composto da 48 item a risposta Likert (5 punti).
Analisi dei dati
I dati, raccolti in forma anonima, sono stati analizzati con SPSS v.28 tramite statistiche descrittive e inferenziali: ANOVA con test post-hoc di Bonferroni, chi-quadro di Pearson e test esatto di Fisher. Le coorti generazionali sono state definite secondo il Pew Research Center (2019): Veterani, Baby Boomers, Generazione X, Millennials, Generazione Z. È stata condotta un’analisi per cluster per esplorare differenze nelle aree chiave indagate.
Aspetti etici
Lo studio ha ricevuto l’approvazione etica dal Comitato di Bioetica dell’Università di Bologna (n. 0245799).
RISULTATI
Il campione dello studio era composto da 520 infermieri italiani attivi in ambito nefrologico. La maggioranza apparteneva alla Generazione Y (Millennials, 55,6%), seguita dalla Generazione X (38,5%) e dai Baby Boomers (6%). La quasi totalità dei partecipanti (90%) era impegnata in attività clinico-assistenziali, mentre solo una piccola parte svolgeva ruoli gestionali (9%) o formativi (1%). In termini di collocazione lavorativa, il 77% operava in servizi di emodialisi, il 12% in reparti di nefrologia, il 10% in dialisi peritoneale e l’1% in ambito territoriale.
L’analisi delle differenze generazionali ha evidenziato dati significativi in più dimensioni del questionario. Per quanto riguarda i conflitti intergenerazionali, i Millennials hanno riportato punteggi significativamente più elevati (M = 23.95, DS = 6.97) rispetto alla Generazione X (M = 20.46, DS = 7.05) e ai Baby Boomers (M = 19.45, DS = 8.39), con una differenza statisticamente significativa (p < 0.001). Questo risultato suggerisce una maggiore percezione di tensioni relazionali da parte dei professionisti più giovani. In merito alla sicurezza del paziente, i Baby Boomers hanno registrato i punteggi più alti (M = 23.93, DS = 3.29), seguiti dalla Generazione X (M = 24.12, DS = 3.67), mentre i Millennials hanno riportato il punteggio medio più basso (M = 22.87, DS = 4.45). La differenza tra i Millennials e i Baby Boomers è risultata significativa (p = 0.003), indicando una percezione più positiva della sicurezza da parte delle generazioni senior. Relativamente alle sfide relazionali tra generazioni, la Generazione Y ha ottenuto il punteggio medio più alto (M = 15.07, DS = 6.19), seguito dalla Generazione X (M = 10.34, DS = 4.63) e dai Baby Boomers (M = 9.87, DS = 4.83), con differenze significative tra le generazioni (p < 0.001). Ciò evidenzia una maggiore difficoltà nei rapporti intergenerazionali percepita dai più giovani. Per quanto riguarda la dimensione del lavoro di squadra in contesti multigenerazionali, non sono emerse differenze statisticamente significative tra le coorti (p = 0.199), nonostante i Baby Boomers abbiano riportato punteggi leggermente superiori. L’adattabilità al cambiamento ha evidenziato punteggi più alti nei Millennials (M = 15.50, DS = 3.05), rispetto alla Generazione X (M = 13.95, DS = 3.14) e ai Baby Boomers (M = 14.12, DS = 2.66). Anche in questo caso le differenze sono risultate significative (p < 0.001), suggerendo una maggiore apertura al cambiamento tra i professionisti più giovani. Infine, nella dimensione della propensione e disponibilità al lavoro, i Baby Boomers hanno riportato i valori più bassi (M = 14.22, DS = 3.93), rispetto alla Generazione X (M = 16.77, DS = 3.80) e alla Generazione Y (M = 16.21, DS = 3.83), con differenze significative (p < 0.001), a favore delle generazioni più giovani.
CONCLUSIONI
I risultati evidenziano la presenza di differenze generazionali significative tra gli infermieri italiani operanti in ambito nefrologico, in particolare rispetto a conflittualità percepite, sicurezza del paziente, adattabilità e disponibilità al lavoro. Queste differenze riflettono l’evoluzione della formazione infermieristica in Italia, passata da un modello prevalentemente pratico a uno accademico, e i cambiamenti nei valori professionali associati a ciascuna coorte.
In questo scenario, le generazioni più giovani si distinguono per una maggiore apertura al cambiamento e per una formazione più orientata all’evidence-based practice, mentre i professionisti senior offrono un contributo esperienziale fondamentale, soprattutto nei contesti clinici complessi come la nefrologia.
Promuovere un dialogo intergenerazionale efficace e valorizzare le competenze specifiche di ogni gruppo è essenziale per garantire coesione nei team, continuità assistenziale e qualità della cura. Programmi di mentorship, formazione continua e valorizzazione delle competenze possono favorire un’integrazione costruttiva tra generazioni, rafforzando la resilienza del sistema sanitario e la soddisfazione professionale degli infermieri.
POSTER
BIBLIOGRAFIA
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