Componenti Gruppo Formazione e Ricerca

GazineoDomenica1

Domenica GAZINEO – Bologna

Coordinatorre Gruppo di Ricerca e Formazione

MAIL: [email protected]

SaviniSerenella

Serenella SAVINI – Roma

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

LEA GODINO FORMAZIONE E RICERCA

Lea GODINO – Bologna

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

SsarpoEmiliana

Emiliana SCARPO – Bracciano (RM)

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

SILVIA CAPPELLETTI GRUPPO FORMAZIONE E RICERCA

Silvia CAPPELLETTI – Como

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

Marraro Lucia

Lucia MARRARO – Siracusa

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

MoccoCristina

Cristina MOCCO – Muravera (CA)

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

MuraCristina

Cristina MURA – Pieve di Soligo

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

StefanoMANCIN

Stefano MANCIN – Milano

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

PalnisanoAddolorata

Addolorata PALMISANO – Padova

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

SOLOPERTO Silvia

Silvia SOLOPERTO – Padova

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

PAROZZIMauro

Mauro PAROZZI – Milano

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

SGUANCIMarcoEnrico

Marco Enrico SGUANCI – Genova

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

MoralesPalomaresSara

Sara MORALES PALOMARES – Cosenza

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

ANASTASI Giuliano

Giuliano ANASTASI – Messina

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

CarmineRomano

Carmine ROMANO – Napoli

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

Gaetano_Ferrara-EmiliaRomagna

Gaetano FERRARA Carpi (MO)

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

AndreoliDesiree

Desirèe ANDREOLI – Perugia

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

BozzettiMatteo

Matteo BOZZETTI – Cremona

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

FrancescoGravante

Francesco  GRAVANTE – Caserta

Componente Gruppo

MAIL: [email protected]

CangelosiGiovanni

Giovanni CANGELOSI – fermo

Componente Gruppo

MAIL:  [email protected]

Gruppo Formazione e Ricerca:

Gruppo con competenze specifiche nella ricerca e dottorati per implementare l’attività di ricerca scientifica e la realizzazione di progetti infermieristici sul territorio Italiano.

Come scrivere IL RIASSUNTO /ABSTRACT/SUMMARY
di Alessandra Zampieron
Revisione Domenica Gazineo, 2021

  • Breve riassunto che descrive le componenti principali dell’articolo. Offre una visione d’insieme del problema, dei metodi, dei risultatati e delle proposte. Consente di rivedere velocemente i contenuti principali di un testo e ad un futuro lettore di valutare se lo studio è di particolare interesse.
  • Lunghezza: 100-200 parole (un abstract strutturato può variare da 50 a 250 parole). La buona qualità dell’abstract si misura sulla concisione, l’accuratezza e la facile leggibilità.
  • Lingua: italiano ed eventualmente inglese se rivista indicizzata.

CONTENUTI DELL’ABTRACT
Dovrebbe sintetizzare:

  • Introduzione e scopo
  • Materiali e metodi
  • Risultati principali
  • Conclusioni
  • Bibliografia

Nell’introduzione vanno riportate le conoscenze scientifiche esistenti rispetto all’argomento di interesse. Se non presenti evidenze, riportare la descrizione e la fonte dalla quale è stata recuperata.
Alla fine dell’introduzione descrivere i contenuti e lo scopo dell’argomento trattato.

Es: di introduzione e scopo
“ Le infezioni dell’emergenza cutanea, rappresentano un problema … …
È stata quantificata l’incidenza di infezioni dell’emergenza cutanea (e.c.) tra i pazienti in dialisi peritoneale domiciliare.” (AAVV. Indagine descrittiva sulla cura dell’emergenza cutanea nel paziente in dialisi peritoneale).

L’abstract spiega brevemente come è stata condotta l’indagine/ricerca, con quali strumenti, la popolazione, il periodo e il setting di osservazione.
“Sono stati seguiti per un anno tutti i pazienti in dialisi peritoneale che afferivano a 23 centri, ed osservate le condizioni dell’e.c., classificate secondo Twardowsky. All’insorgenza di infezione venivano raccolti dati sulle modalità di trattamento”. (AAVV. Indagine descrittiva sulla cura dell’emergenza cutanea nel paziente in dialisi peritoneale).

NB: Descrivere gli aspetti etici e del consenso informato, in caso di protocollo di studio.

Presentazione dei risultati principali accompagnati da dati specifici (eventualmente significato statistico). Presentare i risultati in modo sintetico con l’aiuto di tabelle e grafici.

  • “ L’infezione si è verificata in 40 pazienti (10,1%). L’82,2% dei pazienti ha un catetere di Tenchoff, il 3% tiene l’e.c. scoperta. Ciascun centro adotta delle pratiche diverse, sia per quanto riguarda la frequenza di cambi di medicazione, sia per l’uso dei disinfettanti che per l’esecuzione routinaria di tamponi nasali …”

Spiegazione del risultato più significativo e proposte di eventuali applicazioni in ambito clinico/organizzativo/educativo.

  • “… non è emersa alcuna associazione tra l’insorgenza di infezioni e singoli fattori quali, ad esempio,direzione del tunnel e frequenza dei cambi di medicazione. Sarebbe opportuno cominciare ad attivare tra i centri una discussione sugli aspetti controversi nella gestione dell’e.c. e definire delle linee guida comuni.”

COME SCRIVERE LE CONCLUSIONI DI UN ARTICOLO CONTENUTI
Nella parte conclusiva di un articolo si trovano:

  • Le implicazioni per la pratica clinica, l’organizzazione, la formazione e la possibilità di usare i risultati (anche quelli collaterali).
    Alcuni esempi…

Lo stato di SANCS nei pazienti in CAPD è indotto o favorito dall’R-H-eritropoietina sottocutanea?
“Concludiamo che è necessario controllare periodicamente lo stato di portatore nasale dello S. Aureo nei pazienti in CAPD, soprattutto nelle donne …”

Lavoro e dialisi: uno studio investigativo dei pazienti e datori di lavoro.
“… sottolineando la necessità di un intervento precoce per massimizzare le possibilità individuali di mantenere l’impiego pre-dialisi. I risultati di questo studio suggeriscono: precoce valutazione dell’ambiente di lavoro … estrema considerazione del lavoro nella scelta della modalità dialitica … iniziazione precoce della terapia dialitica quando appropriato, per prevenire i gravi sintomi uremici …”

1) AAVV. Indagine descrittiva sulla cura dell’emergenza cutanea nel paziente in dialisi peritoneale. Riv. Inf, 15(2): 67-72, 1996

Sitografia:

CLINICAL PATHWAYS
di Alessandra Zampieron

Con l’introduzione della riforma sanitaria le aziende devono prevedere un sistema in grado di mantenere la qualità dell’assistenza, migliorando i livelli di efficienza ed efficacia con le risorse disponibili (vincolo economico del pareggio). Lo strumento è quello dell’accreditamento istituzionale, che impone alle aziende di raggiungere una serie di requisiti organizzativi, tecnologici e strutturali tali da assicurare ai cittadini la qualità dell’assistenza offerta. Specialmente i requisiti organizzativi, ovvero quelli che dovranno essere raggiunti per primi, possono avvantaggiarsi dell’utilizzo dei Clinical Pathways.

In discipline come l’ingegneria e l’economia, da decenni sono in uso degli strumenti manageriali atti a monitorare il tempo dell’evoluzione di un dato progetto [1]. Nel mondo sanitario anglosassone, sin dal 1985 si è iniziato ad importare tali strumenti sviluppandoli ed adattandoli al contesto assistenziale [2]. Lo scopo principale è stato quello di costruire dei procedimenti in grado di prevedere e descrivere in anticipo le necessità e le richieste d’assistenza dei pazienti, nell’ambito di specifiche e varie tipologie di casi. Il passo successivo prevedeva il confronto tra stato reale e quello previsto dal procedimento e quindi l’adozione del nuovo percorso. Sono nati così i Clinical Pathways, strumenti atti a definire la programmazione ottimale degli interventi eseguiti da tutte le discipline, per ogni particolare procedura assistenziale, adattabili al singolo paziente, costruiti in maniera multidisciplinare e interdisciplinare (a differenza degli standard d’assistenza che possono anche non esserlo) [1]. Proprio perchè, riescono ad implementare la pianificazione gestionale e temporale di tutti gli interventi assistenziali, ai paths è riconosciuto il merito di riuscire a migliorare il coordinamento degli interventi. In pratica i paths servono ad organizzare ed a mettere in sequenza d’azione, in un dato periodo di tempo, tutti i professionisti sanitari (analisi tempo-compito), regolando la successione degli interventi (diagnostici, terapeutici, nutrizionali, educativi, di sicurezza, di pianificazione alla dimissione, di screening di pre-ospedalizzazione, di consulenza ecc).Un altro servizio reso dai paths è il semplificare e migliorare la raccolta dati e quindi la loro successiva elaborazione. Il fatto veramente innovativo dei Clinical Pathways, è che essi devono essere creati e sviluppati proprio dalle varie figure professionali che in seguito li utilizzeranno. La successiva applicazione pratica del path, permetterà di ottenere l’affinamento del path stesso, ma anche una documentazione delle prestazioni assistenziali erogate con disponibilità di raccolta immediata per molteplici parametri epidemiologici, tra cui la varianza dai propri standard (per tempi, materiali, complicanze, risorse impiegate, costi, ecc), dati assai apprezzati, attualmente, da amministratori e ricercatori: oltre che per scopi meramente scientifici e di ricerca, tali dati posson servire per ridurre le inefficienze, per il contenimento dei costi, per migliorare il rapporto costo/efficacia, per aumentare la predittività, la qualità dell’assistenza erogata, o per formare/educare il personale e perché no, anche gli utenti.

Una volta che l’amministrazione si è dimostrata favorevole all’uso dei paths, gli esperti in materia [3-5] consigliano per la costruzione dei primi paths:ßla scelta di diagnosi di maggior rilevanza (per l’alto costo/volume/rischio, ecc)ßla corrispondenza ad un DRG (per la disponibilità di dati finanziari)ßuna buona disponibilità di letteratura scientifica (per ridurre, dissensi e disaccordi in fase di stesura). Quindi, diviene cruciale la selezione del team che oltre a comprendere esperti di ogni disciplina rilevante per la diagnosi scelta, dovrebbe essere presieduto da un leader idealmente rispettato da tutti i componenti. Tutti i componenti il team dovrebbero essere favorevoli all’idea dell’uso dei paths ed avvezzi all’approccio multidisciplinare: ovvero essere capaci di lavorare in gruppo, apertamente ed empaticamente stabilendo e mantenendo un’atmosfera positiva. Sono considerate essenziali la conoscenza/esperienza d’epidemiologia, statistica, clinica e project management.A questo punto può iniziare l’esame della letteratura scientifica basata sull’evidenza (Evidence Based Medicine, Evidence Based Nursing, ecc), dei propri standard, dei dati di benchmarking, al limite dei paths già esistenti (cercando ovviamente d’evitare la semplice riproduzione di quanto già fatto). Raggiunto un accordo sugli outcomes da raggiungere per la diagnosi prescelta (riduzione della degenza, dei costi, delle complicanze, delle recidive, della mortalità, aumento della qualità dell’assistenza erogata, della soddisfazione del paziente, degli operatori, riduzione del turn-over, etc), si scelgono gli interventi necessari e si cerca l’accordo interdisciplinare sulla sequenza temporale degli interventi.La stesura del path deve essere la più semplice possibile e quindi facilmente trasferibile su un programma computerizzato. Il path può essere organizzato sottoforma di albero decisionale o di tabella, come riportato nell’esempio in figura 1 [1].

A prima vista l’introduzione dei Clinical Pathways può suscitare qualche perplessità [3]: sembrano strumenti troppo standardizzati rispetto alla variabilità delle necessità individuali non sembrano favorire l’uso del giudizio da parte del personale sanitario, tanto che possono essere considerati cookbook medicine sembrano rafforzare le imposizioni delle istituzioni sugli operatori, magari con il fine principale di far risparmiar danaro alle aziendeIn realtà anche per i Clinical Pathways vale la regola dell’80/20, ovvero solo nel 20% dei casi si incorre in variazioni più o meno complesse dal path; la stessa varianza dal path porta ad una successiva analisi ed a correzioni che non possono esulare da riflessioni, modifiche e personalizzazioni del path: azioni non certo assimilabili alla cookbook medicine. Inoltre la correzione e l’aggiornamento dei paths da parte degli operatori è certamente un valido strumento per affermare l’indipendenza di quest’ultimi dall’istituzione da cui dipendono.

I Clinical Pathways sono strumenti essenziali del Managed Care System: delineano il fabbisogno di assistenza previsto e i risultati da raggiungere nell’arco di tempo prestabilito [1].Essi non sostituiscono il giudizio clinico ed il decision making; rendono gli operatori sempre più in grado di rispondere in modo standardizzato alle varianze così comuni nella pratica clinica; hanno l’indubbio vantaggio di fornire uno strumento valido per ridurre i rischi legali, sempre più insiti nella professione sanitaria. Sono inoltre, una pubblica dichiarazione degli standard assistenziali adottati e garantiti ai pazienti. Le aziende dovranno pretenderne il rispetto da parte degli operatori e garantire sia la preparazione di coloro i quali sono preposti al loro uso che la disponibilità delle risorse necessarie alla loro applicazione.

  1. Carpenitto LJ. Piani di assistenza infermieristica e documentazione. Diagnosi infermieristiche e problemi collaborativi. Casa Editrice Ambrosiana.
  2. Bower K. Managed care: Controlling costs, guaranteeing outcomes. In Definition3 (Summer 1988): 1-3.3.
  3. Zampieron A, Geatti S. I percorsi diagnostico-terapeutici (clinical path-ways) in nefrologia: ruolo dell’infermiere nella loro costruzione e loro utilizzo. Simposio Satellite del 41° Congresso della Società Italiana di Nefrologia ‘Giornata di Studio EDTNA-ERCA’, Taormina, 17 Giugno 2000
  4. Zampieron A. L’evoluzione del piano di assistenza: Case Management e Clinical Pathway. Corso di Scienze Infermieristiche, Scuola per Dirigenti e Docenti in Scienze Infermieristiche, Università degli Studi di Padova, Facoltà di Medicina e Chirurgia
  5. Wieczorek P. Developing critical pathways for the operative room. AORN Journal 1995; 62(6): 925-9.

Pubblicazioni
XVIII CONGRESSO NAZIONALE EDTNA/ERCA
COME SI LEGGE UN ARTICOLO DI RICERCA?
ANALISI DELLE RICERCHE EDTNA/ERCA
di ZAMPIERON Alessandra

Negli ultimi anni si sono diffuse sempre più le riviste infermieristiche che pubblicano articoli di ricerca. Non tutto quello che è pubblicato è di buona qualità, molti studi non offrono risultati utili alla pratica infermieristica, in quanto non sono basa su ipotesi valide e non sono condotti con modalità scientifiche. Inoltre, la lettura degli articoli di ricerca non deve rimanere un esercizio a sé, ma dovrebbe essere spunto costruttivo per la propria professione (nella clinica, nella formazione e nell’organizzazione).

Questo workshop ha come obiettivo principale quello di insegnare a leggere in modo costruttivo articoli di ricerca nel nursing, in particolare in ambito nefrologico.

La presentazione si snoderà quindi sempre a doppio binario fra concetti di metodologia della ricerca, lettura critica ed esempi concreti tratti da articoli (o relazioni), più o meno validi, scritti negli ultimi anni sull’assistenza al paziente nefropatico, ricavati soprattutto da:

  • Atti di Congressi Nazionali EDTNA/
  • EDTNA/ERCA Journal-Edizione Italian
  • ANNA Journal;
  • Rivista dell’Infermiere

Imparare a leggere un articolo di ricerca infermieristica è importante essenzialmente per tre motivi:

  • Per iniziare a leggere in modo critico. Un articolo di ricerca infermieristica non è un romanzo! Spesso una lettura veloce non è sufficiente per coglierne tutti gli aspetti e per valutarne la qualità. Si rende quindi necessario un metodo organico di lettura, che vada oltre il primo impatto
  • Per applicare i risultati delle ricerche nelle nostre realtà operative. Lo scopo principale della ricerca nella professione infermieristica è quello aumentare le conoscenze nel nursing al fine di migliorare la pratica clinica. Se i risultati della ricerca non sono utilizzati nella quotidiana vita professionale, fare ricerca si traduce in uno spreco di risorse, che non ha ricadute positive sul benessere dei nostri
  • Per imparare noi stessi a condurre una ricerca e scrivere un artic Progettare e condurre una ricerca, quindi rendere pubblici i risultati della stessa attraverso la presentazione ad un congresso o la stesura di una relazione o di un articolo è una abilità che richiede conoscenze, impegno, tempo e soprattutto molta esperienza. La lettura di quanto prodotto da altri autori allarga le nostre vedute, offre spunti di riflessione, permette di cogliere finezze metodologiche, stimola la voglia di essere a nostra volta attivi in questo settore.

La presentazione si snoderà quindi sempre a doppio binario fra concetti di metodologia della ricerca, lettura critica ed esempi concreti tratti da articoli (o relazioni), più o meno validi, scritti negli ultimi anni sull’assistenza al paziente nefropatico, ricavati soprattutto da:ali EDTNA/ERCA;.Edizione Italiana;cercaImparare a leggere un articolo di ricerca infermieristica è importante essenzialmente per tre motivi:ere in modo critico.Un articolo di ricerca infermieristica non è un romanzo! Spesso una lettura veloce non è sufficiente per coglierne tutti gli aspetti e per valutarne la qualità. Si rende quindi necessario un metodo organico di lettura, che vada oltre il primo impatto.Per applicare i risultati delle ricerche nelle nostre realtà operative.Lo scopo principale della ricerca nella professione infermieristica è quello aumentare le conoscenze nel nursing la pratica clinica. Se i risultati della ricerca non sono utilizzati nella quotidiana vita professionale, fare ricerca si traduce in uno spreco di risorse, che non ha ricadute positive sul benessere dei nostri i stessi a condurre una ricerca e scrivere un articolo.Progettare e condurre una ricerca, quindi rendere pubblici i risultati della stessa attraverso la presentazione ad un congresso o la stesura di una relazione o di un articolo è una abilità che richiede conoscenze, impegno, tempo e Negli ultimi anni si sono diffuse sempre più le riviste infermieristiche che pubblicano articoli di ricerca. Non tutto quello che è pubblicato è di buona qualità, molti studi non offrono risultati utili alla praticati su ipotesi valide e non sono condotti con modalità scientifiche. Inoltre, la lettura degli articoli di ricerca non deve rimanere un esercizio a sé, ma dovrebbe essere spunto organizzazione).Questo workshop ha come obiettivo principale quello di insegnare a leggere in modo costruttivo articoli di binario fra concetti di metodologia della ricerca, lettura critica ed esempi concreti tratti da articoli (o relazioni), più o soprattutto molta esperienza. La lettura di quanto prodotto da altri autori allarga le nostre vedute, offre spunti di riflessione, permette di cogliere finezze metodologiche, stimola la voglia di essere a nostra volta attivi in questo settore.

Leggere articoli di ricerca non è facile se non ci si è mai esercitati e se non si ha perlomeno una infarinatura di metodologia della ricerca sanitaria e sociale. Servono inoltre alcune nozioni base di epidemiologia e di statistica. Inizialmente si può aver bisogno anche di 4-6 letture dello stesso articolo. Come in ogni abilità però l’esercizio permette di migliorare le proprie capacità. Anche nella lettura un impegno costante garantisce il miglioramento delle performance, aumenta la capacità di comprensione ad un primo approccio, permette di diventare più veloci. Un po’ di aiuto da parte di persone esperte permette inoltre di migliorare i processi di apprendimento.

“Processo intellettuale attivo attraverso il quale il lettore partecipa ad un dialogo con lo scrittore” Paul, 1990

Forse la definizione di Paul è quella che maggiormente incarna l’utilità e la piacevolezza di una lettura attenta e partecipe di un articolo di ricerca. Lettura critica, sempre secondo Paul (1990), “significaaddentrarsi in una prospettiva alternativa alla propria, quella dello scrittore. Il lettore critico cerca attivamente le ipotesi, i concetti e le idee chiave, i motivi e le giustificazioni, gli esempi di sostegno, le esperienze parallele e qualsiasi altra caratteristica strutturale del testo scritto, al fine di interpretarlo e valutarlo in maniera accurata ed imparziale”. Sicuramente un modo alternativo di porsi rispetto ad un testo scritto, controcorrente alle abitudini “usa e getta” della società contemporanea, dove anche le parolestampate vivono al massimo pochi mesi. Si pensi al riguardo al destino fugace anche di molti best-sellers, che dopo una stagione di vendite finiscono al macero.

La revisione di ricerca, secondo Leininger, è una identificazione e sintesi delle caratteristiche, degli aspetti e dei contenuti di uno studio. La critica di ricerca supera invece il contenuto dello studio, per arrivare ad un giudizio sulla sua significatività e sul suo valore scientifico. Per fare ciò è necessario utilizzare criteri che valutano sia aspetti specifici che generali. Si analizzano le strategie usate per eseguire la ricerca, anche in rapporto alle condizioni e ai limiti della ricerca, oltre alle considerazioni etiche. Il processo di critica richiede una attenzione sullo scritto, piuttosto che sull’autore. È inoltre necessario mantenere una sorta di “isolamento emotivo”, evitando di farsi influenzare da opinioni e sentimenti personali. Inoltre, la critica non deve mai essere eccessivamente drastica.

  1. Non tutti gli scritti vanno letti in modo critico. La lettura critica è finalizzata a qualcosa di più del semplice piacere di leggere qualcosa. Possiamo affermare che la lettura critica è la base per studiare, applicare, approfondire, fare proprio uno scritto. I principali scopi della lettura critica sono:Identificare i concetti principali. Capire esattamente di cosa si sta parlando e quali sono gli aspetti fondamentali dell’articolo. In pratica si tratta di identificare quello che va assolutamente ricordato.Chiarire concetti e termini inconsueti. Un lettore può imbattersi in argomenti, idee e parole che non conosce. L’importante è ammetterlo e correre ai ripari!Interrogarsi sulle ipotesi ed il razionale. Significa chiedersi se l’ipotesi che ha portato allo studio ha un qualche interesse per la professione infermieristica e se ci sono le basi scientifiche e razionali per andare a studiare l’argomento.Determinare le prove (l’evidenza). Una ricerca dovrebbe produrre evidenze scientifiche su un certo aspetto dell’assistenza infermieristica. La lettura critica dovrebbe evidenziare se è veramente accaduto.

La lettura critica è un processo, quindi necessariamente si compone di fasi o livelli. Tali livelli sono definiti anche fasi di comprensione. Le fasi sono essenzialmente quattro. Non in tutti i casi si devono necessariamente percorrere al completo: dipende dall’interesse che nutriamo per l’argomento trattato nell’articolo e dall’uso che ne vogliamo fare. A volte poi, la prima fase può essere sufficiente per farci capire che possiamo evitare di leggere meglio il testo, in quanto non ci interessa, l’articolo è mal scritto, lo studio non correttamente condotto. In altri casi, la comprensione analitica è già stata sufficiente a capire bene il testo. Andiamo ad analizzare nel dettaglio questi livelli.

1.Comprensione preliminare o familiarità

La familiarità o comprensione preliminare di un articolo si acquisisce attraverso la lettura veloce, ma superficiale, di un articolo. Il fine è quello di coglierne il senso generale. Se il testo può essere letto velocemente, il titolo e l’abstract devono essere attentamente analizzati, in quanto offrono informazioni sulle variabili fondamentali dello studio. Altre parti dello studio che vanno considerate sono: l’introduzione, i titoli dei paragrafi e le prime frasi degli stessi, le conclusioni. Le principali strategie utilizzabili per identificare l’argomento principale dello studio sono:

Sottolineare od evidenziare le fasi principali della ricerca.

Scrivere note/commenti sulla fotocopia.

Annotare le variabili principali ed i termini nuovi e controllare il significato su un dizionario o su testi di metodologia della ricerca e statistica

2.Comprensione globale (contenuto/contesto)

Lo scopo della fase di comprensione globale è di capire l’articolo, ossia di “considerare i termini in rapporto al contesto” (LoBiondo & Haber, 1994).

Questo livello è fondamentale per la comprensione e l’utilizzo dei risultati degli studi sull’assistenza. Oltre alle strategie consigliate nella fase precedente si raccomanda di:

Leggere fonti specifiche sull’argomento: ad esempio, se si sta valutando una ricerca sull’applicazione del modello teorico di Dorothea Orem, e non si conosce questa autrice, è importante andare a leggere un testo specifico sulla sua teoria.

Chiedere aiuto ad un esperto: un docente di nursing, un dirigente dell’assistenza infermieristica, un infermiere che si occupa di ricerca possono chiarire punti oscuri.

Formulare in una o due frasi riassuntive l’argomento principale dell’articolo: questo esercizio permette di autovalutare la comprensione dell’articolo.

3.Comprensione analitica (scissioni in parti)

La lettura-comprensione analitica consiste nel dividere il contenuto del-l’articolo in più parti (analisi), per capire tutti gli aspetti dello studio.

Inquadrando dettagliatamente ogni parte dello scritto si riesce a valutare i contenuti della ricerca obiettivamente, quindi a determinare:

il merito scientifico di una ricerca; la sua applicabilità alla pratica, alla teoria, alla formazione.

Solo dopo questo tipo di lettura è possibile criticare un articolo. I criteri di critica sono le “unità di misura, le norme, le guide o le domande utilizzate per giudicare un prodotto o un comportamento” (LoBiondo-Wood & Haber). Una volta raggiunta la lettura globale si possono applicare i criteri di critica ad ogni fase del processo di ricerca., e chiedersi se la stessa li soddisfi.

4.Comprensione sintetica (sintesi)

Un articolo di ricerca può essere compreso anche nella fase di analisi, ma è più probabile che una quarta lettura permetta di combinare la comprensione dello studio con la sua critica. In pratica, si decide se lo studio soddisfa i criteri di critica e se può essere utile per la realtà clinica in cui operiamo.

Le valutazioni riguardano sostanzialmente: la metodologia seguita; la validità dei contenuti; l’utilità per la pratica clinica, la formazione, la gestione infermieristica; gli spunti presenti nell’articolo per ulteriori ricerche.

Anche in questa fase della ricerca è sempre utile chiedere a qualche collega di leggere il medesimo articolo e di confrontarsi poi con noi nella sua critica. Il consiglio di un esperto è poi sempre prezioso per le conclusioni definitive e per fugare eventuali dubbi rimasti. Inoltre, molte riviste infermieristiche, anche italiane, negli ultimi anni stanno pubblicando revisioni critiche di articoli di ricerca, al fine di aiutare i lettori meno esperti a valutarli dettagliatamente e ad imparare, attraverso di essi, tecniche di ricerca applicata al nursing.

“Metodo sistematico di attuazione nella pratica clinica delle innovazioni basate sui risultati scientifici dei medesimi, di condivisioni del sapere attraverso il processo di divulgazione della ricerca” LoBiondo & Haber (1994)

Utilizzare la ricerca significa acquisire nuove conoscenze di nursing; un modo diverso di studiare e di aggiornarsi. Gli articoli di ricerca sono spunti dinamici ed innovativi per ampliare le conoscenze di base acquisite durante la formazione di base. Ma leggere le ricerche permette anche di valutare le proprie prestazioni professionali, confrontandosi con le performance in altre strutture sanitarie. In conclusione, gli infermieri possono tentare di applicare i risultati della ricerca. Gli articoli rispondono quindi alle mille domande che ci si pongono quotidianamente nell’assistere l’utenza, offrendo soluzioni e proposte.

Nell’attuale contesto sanitario si rende assolutamente fondamentale l’utilizzo della ricerca infermieristica per documentare la qualità dell’assistenza fornita, in particolare la sua efficacia e la sua efficienza. La ricerca infatti unisce strettamente teoria e pratica. Tutti gli infermieri devono almeno essere consapevoli dell’importanza e del valore dell’uso della ricerca, ma sarebbe auspicabile che il maggior numero possibile diventi un fruitore critico della stessa. La lettura di articoli di ricerca prima aumenta il bagaglio culturale dell’infermiere, poi, se i risultati sono incoraggianti, può essere applicata alla pratica clinica, permettendo una assistenza evidence based. Attraverso la ricerca si valuta se l’assistenza erogata è adeguata, ed eventualmente permette di prendere decisioni per modificare la clinica, ma anche le politiche sanitarie assistenziali. La ricerca inoltre offre prestigio alla professione infermieristica, perché è sinonimo di professionisti preparati, intraprendenti ed innovativi.

Progetto nella ricerca.

Spiega con quali modalità è stato condotto lo studio. Detto anche “Disegno della ricerca”. Si trova nell’introduzione o nella sezione “Materiali e metodi”. Può essere contenuto anche nell’abstract. Campione:

tipo e dimensioni. Soggetti su cui è stata svolta la ricerca, parte selezionata di una popolazione più ampia. Indicato nella sezione “Materiali e metodi” o in una sezione specifica. I termini per definirlo, oltre a Campione, sono: Soggetti, Partecipanti. Nell’abstract si accenna al tipo di campione e si specificano le dimensioni.

Problemi etico-legali.

Sezione che parla dell’opportunità di condurre la ricerca e delle richieste specifiche fatte per ottenere il consenso da parte dei soggetti, della struttura sanitaria dove si è svolta e dell’eventuale comitato etico. Sono spiegati nella sezione “Materiali e metodi”, o in quella “Campione”. Strumenti (di misurazione). I metodi usati per misurare le variabili da studiare. Sono posti nella sezione

“Materiali e metodi”,

a volte definita anche “Metodi e strumenti”. Validità ed affidabilità. Modalità utilizzate per spiegare se gli strumenti misurano veramente il fenomeno in questione e con quale grado di precisione. Anche queste informazioni sono contenute nella sezione “Materiali e metodi”.

La bibliografia di un articolo permette importanti valutazioni sul merito e la qualità dello stesso. Una buona modalità di citazione indica già un autore esperto. Esistono poi altre caratteristiche che sono indubbiamente segni di accuratezza, completezza e valore dello studio.

  • Recenti o classiche.
  • Numerose o comunque adeguate al tipo di ricerca.
  • Citazione di libri, articoli (consultazione data base), Internet.

Tali caratteristiche delle fonti bibliografiche sono elementi che permettono di riconoscere la qualità della bibliografia. La bibliografia di un buon articolo dovrebbe possederle tutte.

  • Il più recenti possibile (ultimi cinque anni).
  • Utilizzabili fonti “classiche” o contenenti informazioni storiche.
  • Evitate fonti non pubblicate (appunti dalle lezioni e dispense varie).
  • Utilizzabili tesi.

Ad esempio, in ambito nefrologico una fonte classica potrebbe essere considerata una pubblicazione dell’ANNA (America Nefhrology Nurses’Association). Il Core Curriculum dell’ANNA, in particolare, pur non essendo recentissimo, è sempre un testo di grande valore.

  • Generalmente si preferiscono fonti primarie a quelle secondarie (fonti manipolate o tradotte dalla lingua originale).

Le fonti primarie sono le più idonee, ma in mancanza di esse possono andare bene anche quelle secondarie. Attenzione però di non fingere di aver usato una fonte primaria se non è vero. Generalmente è facile per un esperto “smascherare” l’uso di una fonte secondaria come se fosse primaria. Molti libri o articoli non sono facilmente disponibili in Italia, soprattutto quelli meno recenti, per cui è meglio dichiarare l’effettivo testo usato. L’avvento di Internet permette però l’acquisto di articoli e testi direttamente dall’estero.

  • La quantità e la qualità della bibliografia selezionata può essere molto variabile: si va da una bibliografia base essenziale, ad una bibliografia ragionata, dettagliata e molto vasta. L’analisi bibliografica deve però essere completa, sistematica, critica.

La vastità della bibliografia utilizzata deve essere proporzionale all’importanza dello studio, al prestigio dell’autore e della rivista su cui è pubblicato l’articolo. Certo un numero minimo di fonti (10-20) è indispensabile, ma in genere è maggiormente valutata la qualità della quantità.

Il prestigio può derivare:

  • Dall’autore.
  • Dalla rivista.
  • Dalla casa editrice.

Ogni settore del nursing ha i suoi autori e riviste di prestigio. Ad esempio per l’ambito nefrologico le pubblicazioni dell’ANNA a livello mondiale e dell’EDTNA/ERCA a livello europeo, con i loro rappresentanti più prestigiosi. Più in generale, citare Paola DiGiulio o l’ex “La Rivista dell’Infermiere” in Italia è sicuramente segno di valore del’articolo. Così nel mondo è riconosciuto che una delle riviste infermieristiche più prestigiose è il Journal of Advanced Nursing. Anche per le case editrici si preferiscono quelle con maggiore esperienza decennale di letteratura infermieristica, con un vasto catalogo specifico per il nursing.

Composta da tutti e tre i tipi di fonti:

  • Libri: panoramica generale o specifica sul tema. Svantaggi: pur recenti, sono già datati.
  • Index di riviste, rapporti o sintesi. Vantaggio: forniscono conoscenze recenti.
  • Internet: vasto ma molto aggiornato.

Una buona bibliografia abbina più fonti. I testi offrono le definizioni generali; gli articoli le acquisizioni più recenti, l’uso di Internet permette una panoramica globale dell’argomento trattato, per essere sicuri di non avere dimenticato nulla ed essere sempre aggiornati

  • Autori (tutti, se il numero è superiore a sei farlo seguire da “et al” o “e coll”), titolo, nome della rivista (anche nella forma abbreviata codificata da Index Medicus), data di pubblicazione (anno, eventualmente mese), numero del volume, numero del fascicolo, pagine.
  • Woodcock S. Perché le infermiere nefrologiche si focalizzano sui problemi della compliance quando lavorano nel settore di ED riabilitativa? EDTNA/ERCA J., Gennaio-Marzo 1999; XXV(1): 30-32

In genere si seguono modalità “accreditate” per elencare le fonti utilizzate. Quelle previste da Index Medicus, ad esempio, sono molto valide. In pratica, per gli articoli tratti da riviste, si tratta di riprodurre la modalità presentata nelle schermate degli Index informatici.

  • Autori, titolo, volume o numero dell’edizione, titolo del capitolo e l’autore (se i capitoli sono scritti da autori diversi), casa editrice e città (o vicerversa), anno di pubblicazione, pagine.
  • Core curriculum for nefrology nursing (2a Ed.). A.J.Giannetti Inc., Pitman, 1992.
  • Baer CL. Principles of patient education. In: ANNA. Core curriculum for nefrology nursing (2a Ed.). A.J.Giannetti Inc., Pitman, 1992.

Spero di avere stimolato una gioiosa curiosità per la letteratura infermieristica di ricerca. Ma ricordate che il piacere di leggere viene leggendo!

I risultati della ricerca e la discussione (commento)
Alessandra Zampieron

  • Dati generali sul campione (per esempio, anagrafici).
  • I principali, coerenti con gli obiettivi della ricerca. Rispondono alle ipotesi e domande di ricerca.
  • I collaterali: risultati non previsti, ma comunque interessanti, senza troppa enfasi.

Devono essere:

  • Immediatamente interpretabili.
  • Senza ridondanze.

Con didascalia, numero di identificazione nel testo, titoli di righe e colonne, no abbreviazioni.

  • Interpretazione dei risultati (deve essere chiara la distinzione).
  • Le affermazioni devono essere esplicite.
  • Le interpretazioni devono essere giustificate.

Far emergere i limiti della ricerca

  • Studio sull’uso di un’immobilizzatore quale mezzo per ridurre l’incidenza delle infezioni sul sito di uscita dei pazienti in CAPD.
  • Risultato principale: “In un periodo di 346,8 mesi… in 66 pazienti sono state riscontrate 24 infezioni sul sito di uscita… Ci sono state 7 infezioni nel gruppo con immobilizzatore, 7 in quello con cerotto e 10 in quello di controllo… non significativa.
  • Risultato secondario: “In 10 casi l’organismo in causa è stato lo Stafilococco Aureo…”.

Un esempio… (2)

Un esempio… (3)

  • Discussione: “Questi risultati anche se non sono significativi al livello 0,5 indicano una tendenza verso un aumento delle infezioni nei cateteri non immobilizzati e nei portatori di St. A. Il metodo dell’immobilizzazione continuerà ad essere il cerotto.
  • Limite: “campione ridotto”.

Articoli

Burrai F, Othman S, Brioni E, Silingardi M, Micheluzzi V,Luppi M, Apuzzo L, La Manna G.
Effects of virtual reality in patients undergoing dialysis: study protocol. Holistic Nursing Practice 2019.
doi: 10.1097/HNP.0000000000000330.

Burrai F, Luppi M, Lupi R, Micheluzzi V, Donati G, La Manna G, Raghavan R.
Effects of singing in patients undergoing hemodialysis: a randomized controlled cross over study.
Biological Research for Nursing. 2019; 21(1):30-38.

Brioni E, Magnaghi C, Delli Zotti GB, Sangiovanni E, Sciarrone Alibrandi MT, Apuzzo L,Manunta P, Logias F Burrai F.
Evaluation Of The Psychophysical Well-Being In The Compliance Of Women With Autosomal Dominant Policystic Kidney Disease: An Observational Study.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche.2019 ; org/10.1177/0394936219858903

Scopri di più

Burrai F, Othman S, Brioni E, Silingardi M, Micheluzzi V,Luppi M, Apuzzo L, La Manna G.
Virtual reality in dialysis: a new perspective on care.
Journal of Renal Care. 2018 Dec;44(4):195-196.

Mettifogo M, Burrai F, Dorigo V, Zampieri C.
Strategies and effectiveness of narrative medicine in renal patients: a literature review. Part 2.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2018; 30 (1): 50-54

Mettifogo M,Burrai F, Dorigo V, Zampieri C.
Strategies and effectiveness of narrative medicine in renal patients: a literature review. Part 1.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2017; 29 (4): 281-284

Burrai F, Pegoraro M, Zito MP, Cadeddu M.
Studio pilota randomizzato controllato: protocollo sperimentale sugli effetti di una medicazione a rilascio di argento in pazienti incannulati con tecnica buttonhole.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2017; 29 (1): 37-42

Bovo L, Burrai F, Carossa F.
Uso delle medicine complementari in nefrologia: una revisione di studi randomizzati e controlati (RCT).
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2017; 29 (3):185-192

Taratufolo A, Burrai F.
I Finanziamenti europei per la ricerca.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2016;28(3):185-187

Burrai F.
Effects of live sax music in patients undergoing haemodialysis: a randomized controlled trial.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2015; 27 (4): 213-280

Burrai F,Micheluzzi V,Zito MP,Sisti D.
Effects of live saxophone music on physiological parameters, pain, mood and itching levels in patients undergoing haemodialysis.
Journal of Renal Care 2014; 40(4):249-256. DOI: 10.1111/jorc.12078

Burrai F.
La metodologia di ricerca randomized controled trial. Parte 1.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2014;26(2):134-138.

Burrai F.
La metodologia di ricerca randomized controled trial. Parte 2.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2014; 26 (3):274-277

Abstract

Apuzzo, F. Burrai.
L’efficacia delle terapie complementari in nefrologia e dialisi: una meta-analisi.
Abstract Book. XXXVII Congresso Nazionale SIAN.Riccione

Brioni, C. Magnaghi, G. Delli Zotti, E. Sangiovanni, M. Sciarrone Aliprandi, MM. Ratti, L. Sarno, P. Manunta, F. Burrai.
Valutazione del benessere psico-fisico nell’aderenza terapeutica delle donne affette da malattia renale policistica autosomica dominante: uno studio osservazionale.
Abstract Book. XXXVII Congresso Nazionale SIAN.Riccione.

Brioni E,Magnaghi C,Delli Zotti G, Sangiovanni E, Sciarrone Aliprandi M, Ratti MM, Sarno L, Manunta P, Burrai F.
Psycho-physical well-being in therapeutic adherence in women with autosomal dominant polycystic kidney disease: an observational study.
Book of abstract II Congresso GSD, UniSR, IRCCS H San Raffaele, Milano

Burrai F. Fenu L.
Una strategia di governo assistenziale: l’umanizzazione delle cure.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2018; 30(1): NP1-NP10

Apuzzo L, Burrai F.
PRISMA methodology nella revisione sull’utilizzo delle CAM in nefrologia e dialisi.
Atti Congresso EDTNA/ERCA, 2018,Riccione

Lupi R.Burrai F.
Studio Cross-Over sugli effetti del canto nei pazienti in emodialisi.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2017; 29(2):103-112

Burrai F.
L’assistenza olistica in nefrologia: innovazione e futuro.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2016; 0 (0): 00-00. DOI: 10.5301/GTND.2016.15610

Carossa F,Bovo L,Burrai F.
Le terapie complementari in nefrologia.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2016; 0 (0): 00-00. DOI: 10.5301/GTND.2016.15610

Mettifogo M, Burrai F, Zampieri C, Dirigo V.
Strategie ed efficacia della medicina narrativa nei pazienti nefrologici: una revisione della letteratura.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2016; 0 (0): 00-00. DOI: 10.5301/GTND.2016.15610

De Barbieri I, Bovo L, Beltrandi F,Burrai F.
La morte e il morire dei pazienti in dialisi: la fase del focus group di una indagine qualitativa sulla percezione degli infermieri.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2016; 0 (0): 00-00. DOI: 10.5301/GTND.2016.15610

Burrai F.
Holistic nursing: musica, touch therapy e guided imagery.
Giornale di Tecniche Nefrologiche e Dialitiche 2015; 0 (0): 106-107

Burrai F, Micheluzzi V.
Standards di reporting di randomised controlled trials.
32° EDTNA/ERCA Congresso, Maggio, 2014

Burrai F,Micheluzzi V,Giurdanella P, Zito MP.
Studio pilota randomizzato controllato sugli effetti della musica live con sax in un campione di pazienti sottoposti ad emodialisi.
Scenario 2013:57.